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Il posto fisso (02)


di Membro VIP di Annunci69.it pierpatty6151
12.07.2022    |    9.613    |    4 9.8
"Ultimata la parte burocratica, esce seguita dalla Zia, che la ringrazia per tutto..."
Questo capitolo è la continuazione e la fine del racconto "il posto fisso (01)
Buona lettura.
==***==

Mi svegliai in piena notte. Stralunato, capii di essere ancora nel letto matrimoniale, ma non solo, sentivo la presenza di qualcuno che respirava lentamente vicino a me.
Solo dai luoghi capelli capii che si trattava della Zia, che serenamente dormiva vicinissima a me.
Sentivo il suo calore contrastare con i miei brividi di febbre. Intuii che la Zia era a letto con me per timore delle eventuali conseguenze del mio febbrone.

Per non disturbare mi scostai il più possibile da Lei.
“Dove stai andando? Stai male? Hai ancora la febbre?”.
“Ho freddo. Sarà febbre”.
Lei si accosto a me posando le labbra sulla mia fronte, cosi facendo, una tetta salto fuori dal camicione. Mi ritrovai un piccolo e caldo capezzolo sulle labbra.
Aspirarlo in bocca e accarezzarlo con la lingua, fu un tutt’uno.
Lei mi lascio fare per un po’ di secondi, poi rialzandosi disse allegramente: “Nipotino mio, sei troppo “arzillo” per avere la febbre… Tranquillo non sei caldo, ma hai altre voglie”.
Copri il seno, si rigirò dall’altra parte, dicendo “Dormi… è ancora notte”.

Forse per la febbre, forse per essere nello stesso letto con la Zia, non riuscii a prendere sonno.
I pensieri si rincorrevano in testa, senza alcuna connessione tra loro.
Fatto sta che sentivo la Zia, sia respirare pesantemente, sia rigirarsi in un sonno agitato.

Con la solita luce rarefatta da nebbia mattutina, l’alba si presentò attraversando le fessure delle vecchie Persiane.

La Zia già spignattava in cucina, preparando la colazione a figlia e marito. I quali ingurgitato caffè, latte e pane con marmellata (rigorosamente fatta in casa) escono, lasciando l’appartamento nel silenzio.

Sapevo che quella era l’ora della doccia di Zia. Mi riappisolai nell’attesa che finisse le sue cose.
Passarono una quindicina di minuti, e arrivò in camera avvolta in un candido accappatoio. Scappai in bagno, o me la sarei fatta addosso.
Fatto velocemente ciò che dovevo fare, rientrai infreddolito in camera. Sorprendendo la Zia nuda, seduta sul letto. Stava massaggiandosi le gambe con una crema femminile. Rimasi basito e immobilizzato sia dai seni che svettavano, sia dal ciuffo nero a protezione della figa.
In pochi secondi il mio pistolotto scatto in un vergognoso rigonfiamento nei pantaloncini del pigiama.

Contemporaneamente la Zia si accorse della mia presenza e alzatasi si girò per prendere l’accappatoio abbandonato sul letto, mostrandomi per pochi secondi lo splendido culone.
“Brutto maiale, che fai lì? Mi guardi? Vai a letto e girati, che sono nuda”.

Io non mi mossi e continuai a osservare quel corpo femminile, non giovanissimo, semi nascosto dall’accappatoio.
“E va bene se vuoi vedermi…almeno guardami per bene… e tutta”.
Alzatasi, lascò cadere l’accappatoio ammucchiato sulla sua patata pelosa. Offrendosi sfrontatamente in tutta la sua nudità.
“Ti piace la zia… non sono più giovane, ma piaccio ancora… guarda che patata e che seni ho”.
Parlando, e massaggiandosi sia la figa sia il seno, si avvicina a me con movenze provocanti.

MI guarda fisso negli occhi “Vai a letto che prendi freddo.” E mi spinge verso il letto, facendomi sdraiare.
Inevitabilmente i pantaloncini continuano a rivelare l’ingrossamento del mio pistolotto.
“La febbre non ti ha “demolito” del tutto…. Tuo fratello è ancora attivo….vediamolo un po’”.
E afferrati i pantaloncini con tutte le due mani e li tira giù. Io cerco di nasconderlo con una mano, per vergogna.
“Via questa inutile mano… Fammi vedere bene”.

Che sensazioni assurde. Ancora sconvolto dalla febbre, ho davanti Zia nuda che vuole vedere la mia nudità, e probabilmente non solo. Con una mano afferra saldamente il mio cazzo, lo scappella e lo ricopre a ritmo lentissimo, e con l’altra mano, immersa nei peli, si massaggia le labbra della sua fica.
Lentamente il suo volto si stravolge. Ha gli occhi fissi sul mio cazzo. Sembra in trance. Di sicuro sta godendo alla grande, anche senza prenderlo in corpo.
La vedo piegare le gambe, e godere con un urlo liberatorio. Lascia il mio cazzo. Si piega sfinita sul letto. Rimanendo immobile per un tempo indefinito, io la guardo, la sento ansimare.

Che stia male, spero di no. Le mie preoccupazioni aumentano quando corre via. Sento l’acqua della doccia scendere.
La seguo traballando, e senza entrare in bagno le urlo se ha bisogno di un aiuto:
“No! Sto benissimo…vai a letto che tra poco arrivo”.

Passano minuti che mi sembrano ore, e finalmente la vedo arrivare completamente vestita, e con due tazze di caffè fumante in mano. Non ha più il viso sconvolto, anzi non l’ho mai vista così serena.

“Il tuo caffè… dolce nipotino mio”.
Sorseggiamo il caffè. Io sdraiato e Lei seduta sul letto.
Nessuno dei due parla, ci guardiamo come due complici di una birichinata.

A caffè ultimato, serenamente mi confessa:
“Scusami se ti ho lasciato a metà strada, ma non ho potuto farne a meno, non ho mai goduto così tanto. Mi ha sconvolto quello che abbiamo, o meglio che ho fatto…Da sempre mi hanno infilato il cazzo in corpo, senza preoccuparsi se volevo, se godevo, se mi piaceva. Grazie a te, ho scoperto il godimento…”. E mi da un bacio a stampo sulle labbra. Lasciandomi sbalordito.

Si avvicina a un comò e ne estrae un termometro a mercurio.
“Ora proviamo la febbre”.
Senza dire altro m’infila sotto l’ascella, l’antico strumento, ordinandomi di rimanere fermo, che lei sarebbe tornata subito.
Quando torna, sono addormentato, e senza svegliarmi legge il risultato: 38,5, è febbre. Mi lascia dormire.

Mi svegliano voci femminili. Non so che ora sia, comunque vedo a fianco del letto la Zia e un’altra donna, che a giudicare dai capelli color cenere sembra più vecchia della Zia.
Comunque la signora mi è presentata come una carissima amica, ed è anche la brava dottoressa di famiglia, quasi in pensione.
“Su alzati e togliti la maglietta. Facciamo sta visita e vediamo che hai”.
Ausculta i polmoni davanti e dietro, batte sulla schiena, spinge nei punti che sa controllando una qualche cosa. Tira giù le coperte e un sorriso Gli illumina il viso:
“E buongiorno!, e l’intimo dove è?”.
Mi giustifico balbettando:
“Le ho tolte… mi davano fastidio”.

Con affetto la dottoressa da uno sberlotto al mio. La zia è diventata rossa. La dottoressa sorride maliziosa, che abbia intuito qualcosa, ma non commenta, e lascia che Zia mi sistemi le coperte.

“Ok nulla di grave… è un’influenza… in pochi giorni passerà tutto”.
E inizia a scrivere sia le ricette, sia il certificato di malattia da consegnare alla mia amministrazione.

Ultimata la parte burocratica, esce seguita dalla Zia, che la ringrazia per tutto.
Le sento parlottare nel corridoio, ma pur non capendo le parole intuisco che parlano di me e ridacchiano sommesse.

I giorni passavano lenti ed io fremevo per tornare nel mio divano letto.
Nulla da fare, sia la Zia sia lo Zio mi obbligarono a restare nel loro lettone fino a completa guarigione.

Furono giorni e notti in cui mi sentivo a disagio, anche se vedevo, quasi giornalmente, la Zia nuda, ma non successe più nulla, se non grandi inalberamenti di pistolotto,
Specialmente quando la Zia tardava a venire a letto, e sentivo ansimare lo Zio in cucina, per poi vedere la Zia arrivare a letto e nascondere la faccia nel cuscino.

Dopo una settimana torno la dottoressa a visitarmi. Solito auscultamento, ancora schiacciamenti in zona pancia, ma stavolta avevo i pantaloncini. E lei ebbe una veloce smorfia di delusione.

La dottoressa chiese alla zia di andarle a prendere non so che cosa. Fatto sta che ci lascio soli. E senza perdere tempo mi tiro via i pantaloncini, si chino e lo prese in bocca così mollo com’era. Bastarono poche leccate, e succhiate per farlo svettare.
Naturalmente lasciai fare.
Lei succhiava e con difficolta si sfilo le mutande. Quando fu contenta delle mie dimensioni, Sali sul letto e alzata la gonna si sedette sopra di me. Infilandosi il cazzo nella figa già bagnata, iniziando una cavalcata furiosa. Andando avanti sempre più velocemente, spronandomi di sborrargli dentro la figa. Cosa che feci un attimo prima che lei ansimando godesse con grandi fremiti in tutto il corpo.

Solo allora mi resi conto che Zia era in piedi vicina a noi, e accarezzava i seni della Dottoressa, sconquassata dal godimento. Con fatica la Dottoressa si sfilo da me e scese dal letto. Dicendo:
“Sei guaritissimo… mi hai riempito tantissimo, e ho goduto alla grande.”

Andando, a gambe aperte, alla piccola scrivania inizio a scrivere il certificato di guarigione che autorizzava il rientro nell’ufficio nell’amministrazione statale.


Ci impiegai tre mesi per trovare un mono locale tutto per me.
Mi ci trasferii dopo le feste di fine anno.
La dottoressa è diventata il mio medico della mutua, e mi visita spesso.
La zia viene a fare le pulizie settimanalmente, ed è felice sia per aver fatto cambiare lavoro al marito, sia per scegliere con chi fare sesso.
I miei, ancora giù nel paesello bello, sono orgogliosi del figlio con il “posto fisso” in un’amministrazione ministeriale, e almeno una volta l’anno vengono a trovarmi.
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